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Ginnastica dolce a Capracotta - estate 2008
di di Giusy Anna Salmaso
Lasciata la superstrada della Val di Sangro a Villa Santa Maria, io e Jagran siamo pian piano saliti a Capracotta, 1421 metri sul livello del mare. Dopo aver ammirato panorami bellissimi, culminanti a nord con l’imponente massiccio della Maiella e a sud con quello del Matese, il nostro sguardo è stato bruscamente colpito da una moltitudine di case nuove che della Montagna non avevan certo l’incanto.
Cercando l’abitazione di Antonio D’Andrea, promotore e coordinatore di “Vivere con Cura” e del movimento internazionale “Uomini Casalinghi” ci siamo inoltrati dentro l’abitato e finalmente……….l’anima del paese si è rivelata a noi. Le due strade principali sono delimitate da vecchi palazzi e vecchie case con un loro stile e una loro bellezza e sono collegate da scale più o meno larghe, piuttosto ripide, alcune con caratteristici passaggi coperti, sormontati da volte a botte, chiamati “tombe”.

Personalmente li consideravo il passaggio degli innamorati. Degli innamorati di Capracotta:
• gli emigrati che grondano amore e nostalgia per il paese natio;
• i villeggianti che la scelgono per la natura, l’aria finissima, il rispetto delle tradizioni e la proverbiale accoglienza dei suoi abitanti.

Per informare delle nostre attività attacchiamo locandine che i ragazzi e il vento strappano velocemente; noi comunque andiamo avanti. Tutte le mattine appuntamento ai giardini della Villa Comunale dove Jagran tiene una sessione di ginnastica dolce adatta a tutte le età, comprendente movimenti di respiro, esercizi per il corpo e suoni con la voce.
Le sessioni terminavano sempre con i “cinque suoni di guarigione” legati alle cinque fasi o cinque elementi dell’antica medicina cinese, suoni che oltre ad espandersi nell’etere producevano profonde vibrazioni dentro di noi, nei nostri organi. Questa ginnastica che, unitamente alla meditazione, allo shiatsu, alla riflessologia e all’alimentazione, fa parte dell’”Osho Divine Healing Arts” non è soltanto un esercizio fisico, ma aiuta anche a comporre la frammentazione che quotidianamente viviamo nel rapporto con noi stessi e con gli altri e specialmente per noi che abitiamo nelle città, il praticarla è inoltre un modo per ritrovarsi, per ritrovare una unità che si è spezzata: corpo-mente, silenzio-rumore, città-campagna, passato-futuro, è in sostanza un modo per ritrovare il “sé” e il “qui e ora”.

All’inizio i partecipanti erano 4 o 5 , poi, a poco a poco il gruppo, che era formato da persone di tutte le età (dagli 8 agli 80 anni) è aumentato ogni giorno di più, fino a raggiungere una ventina di persone. Oltre agli esercizi che tutte le mattine teneva al giardino della Villa Comunale e che sono stati definiti l’”unico punto fermo” di “Vivere con Cura-2008” a Capracotta, Jagran ha proposto anche alcune tecniche di Meditazione attive in luoghi molto suggestivi quali un magnifico bosco sul Monte Capraro, sotto ad un faggio ultrasecolare, per abbracciare il tronco del quale occorrevano 5 persone adulte, un bellissimo prato sulle pendici del Monte Campo ed un altro nel giardino della Flora Appenninica, un orto botanico naturale dall’atmosfera magica.

Ma i Capracottesi doc, i veri residenti, che non partecipavano alle iniziative di “Vivere con Cura” cosa facevano? Penso che fossero già soddisfatti di quel meraviglioso paesaggio, che le tante scale del paese li aiutassero a mantenere la forma fisica e che le panchine di Corso Sant’Antonio, che diventavano veri e propri salottini privati, creassero unità indissolubili...

A questo proposito voglio raccontare un episodio: tra le tante iniziative proposte quotidianamente dal vulcanico Antonio per “Vivere con Cura” (come il disegno, le canzoni ed i giochi per i bambini, la riscoperta di tradizioni, cibi e mestieri antichi nonché delle vecchie fonti, dei tolos e dei tratturi, la raccolta della legna secca nei boschi e quella delle erbe officinalis, soprattutto l’ortica) un giorno abbiamo anche cardato la lana a mano per rifare cuscini e materassi secondo l’uso antico. Col mio sacchetto pieno di lana stavo per sedermi all’aperto su una delle tante panchine del Corso, sulla quale stava già una signora anziana che, appena mi ha vista, mi ha detto che stava aspettando un’amica e che insomma...

Ci sono luoghi e tempi dove ci si perde per la bellezza e l’incanto di cui si è circondati e non serve più “fare”, basta “esserci”. QUESTA E’ CAPRACOTTA!


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