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Esempi di buone pratiche e di istituzioni virtuose
di Michele Meomartino
A me sembra che il dialogando finale del 31° incontro nazionale delle Comunità Cristiane di Base svoltosi a Castel S. Pietro (Bo) dal 25 al 27 Aprile 2008, pur collocato al termine della 3 giorni, quando una buona parte delle comunità si appresta ad organizzarsi per il ritorno precludendo a non pochi di partecipare attivamente, abbia sostanzialmente raggiunto l’obiettivo che il gruppo di collegamento nel preparare l’incontro si era posto. Sia le testimonianze delle 4 realtà rappresentative che il dibattito successivo ci hanno offerto un quadro abbastanza variegato, ricco ed interessante, anche se non esaustivo, delle tante pratiche dal basso verso la costruzione di una società più sobria, equa e solidale. L’intento che si voleva perseguire, dopo il conversando iniziale più incentrato sull’analisi dei problemi, era quello di indicare esperienze concrete e fattibili, non un elenco delle buone intenzioni, consapevoli che spesso le azioni di resistenza all’attuale modello di sviluppo, iniquo e insostenibile, iniziano dalla prevenzione dei gravi problemi che esso genera e contemporaneamente investendo le risorse in una progettualità credibile.

Gli interventi di Titti Malorni della Casa di Zaccheo di Caserta, di Alberto Castagnola della Città dell’Altra Economia di Roma, di Eugenio Baronti, già assessore all’ambiente del comune di Capannori e infine di Loris Asoli della Rete di Economia Solidale Marchigiana hanno offerto più di uno spunto di riflessione all’assemblea. La testimonianza di Titti Malorni ci ha fatto conoscere le attività sociali di alcune realtà ecclesiali di Caserta dove il messaggio evangelico si confronta con la dura quotidianità e in un territorio fortemente segnato dall’illegalità. In 3 parrocchie della città, da qualche tempo e con risultati apprezzabili, si è avviata la raccolta differenziata dei rifiuti. E' un piccolo segnale, ma significativo perchè cerca di correggere l’irresponsabile abitudine invalsa in alcuni segmenti della società a considerare i rifiuti come qualcosa di avulso dal resto della loro vita. Essi, al contrario, appartengono a tutti e una loro corretta gestione non può prescindere da stili di vita ispirati ai principi del consumo critico e responsabile che, unitamente ad un’ efficace campagna di informazione e formazione, possono rappresentare quel giusto combinato per farli diventare una risorsa per tutta la collettività.

Sempre sul problema dei rifiuti, ma in un ben altro contesto, arriva puntuale la testimonianza dell’assessore Eugenio Baronti, già assessore all’ambiente del comune di Capannori e da pochi mesi assessore alla regione Toscana. "Verso rifiuti zero" con questo chiarissimo slogan, Capannori in provincia di Lucca, uno dei comuni più "ricicloni" d’ Italia con il suo invidiabile 82% di raccolta differenziata, si avvia a risolvere uno dei problemi più gravi che stanno assillando le società consumistiche. Il risultato straordinario di questo comune virtuoso sta nel dialogo che l’Amministrazione ha saputo instaurare con i suoi cittadini individuando e scegliendo insieme a loro le soluzioni più sostenibili da un punto di vista ambientale, economico e sociale. Sempre lavorando in sinergia con e fra tutti gli attori socio - economici, nella stessa regione, si sono avviate le "Vie dell’Acqua e del Latte". Queste iniziative sono esempi di filiera corta che privilegiano il rapporto diretto con i produttori, titolari di piccole realtà economiche locali, fortemente minacciati da un sistema aggressivo dominato dalle multinazionali dell’agri - bussines e dalla gdo (grande distribuzione organizzata).

Gli interventi di Castagnola e di Asoli, invece, ci portano a conoscenza due importantissime esperienze di economia solidale del nostro centro Italia. Il primo ci ha descritto una breve cronistoria della Città dell’Altra Economia ubicata presso l’ex mattatoio nel quartiere Testaccio a Roma e il secondo ha fatto altrettanto parlandoci della Rete di Economia Solidale Marchigiana. Il CAE (Città dell’Altra Economia) di Roma è forse uno dei centri più interessanti degli ultimi anni sul consumo critico. Un vero e proprio laboratorio delle economie solidali che già in fase di recupero e di restauro degli immobili ha visto l’utilizzo di materiali ecologicamente compatibili, rispettosi dell’ambiente e della salute. Tutte le realtà che fanno parte del consorzio che gestisce il CAE nei settori: del commercio equo e solidale, dell’agricoltura biologica, della finanza etica, del turismo responsabile, del riuso e del riciclo, dell’ energie rinnovabili, della comunicazione aperta, della ristorazione e bar bio - equo concorrono a formare una delle più ricche e articolate proposte di pratiche di consumo consapevole in Italia.

Altrettanto interessante è l’esperienza marchigiana che si snoda sull’intero territorio della regione. Anche qui diverse realtà dell’economia solidale hanno costituito un’associazione ed elaborato una carta d’ intenti dove tutti si riconoscono. L’associazione organizza eventi culturali, fiere, corsi di aggiornamento (l’ultimo riguarda la formazione all’economia solidale ad alcuni dipendenti della pubblica amministrazione) e tante altre iniziative sul territorio. La Rete marchigiana in questa fase sta individuando aree più piccole e circoscritte per costruire i distretti che permetteranno alle realtà promotrici che ne fanno parte una migliore sinergia tra di loro. E’ evidente che nessuna rete o distretto sarà mai possibile senza implementare il rapporto tra la rete dei consumatori che spesso si costituiscono in gas (gruppo d’acquisto solidale), i vari produttori e le istituzioni. L'obiettivo è quello di fare sistema.

E infine, ritornando al dibattito di Domenica mattina, dove sono intervenuti più di una decina di persone, si può tranquillamente affermare che è stato molto vivace e interessante. Alcuni sono intervenuti ponendo domande attinenti al tema, altri con domande, comunque interessanti, anche se hanno riguardato altre emergenze sociali, come i posti di lavoro a rischio. Non sono mancati in alcuni passaggi i toni forti e le rivendicazioni accorate a dimostrazione di una partecipazione attiva. In tutti gli interventi c’è stata una forte richiesta che la politica e i partiti recuperino la loro funzione di servizio al bene comune. Su tutto, almeno dal mio osservatorio, ho colto una grande attenzione dei partecipanti e una passione davvero encomiabile che ci lascia una qualche fondata speranza che le pratiche e le culture dal basso per una società più sobria, equa e solidale non sono una mozione degli intenti, ma una realtà viva e operante. Un mondo che già esiste, anche se piccolo. Spetta a noi farlo crescere affinché porti frutti per tutti.


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