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L'antico linguaggio della dea madre
di Daniela Degan
Spirali, cerchi, cerchi concentrici, meandri, zig-zag, losanghe, seni, rane[2][1], serpenti, animali, troni, troni doppi, vasi, vasi con manici, trame di rete e di tessuto, templi in miniatura, figure femminili, dee-serpente, alberi della vita . Un¹arte simbolica, un linguaggio da decifrare.[3][2] Questo appare all¹occhio del visitatore ingenuo, non preparato alla lettura del linguaggio simbolico utilizzato dai popoli dell¹Europa Antica, Siamo a Palazzo della Cancelleria, la mostra dedicata ad una magnifica e antica civiltà d'Europa: i Cucuteni -Trypillya, una delle prime e importanti manifestazioni della civiltà del Vecchio Continente. Di fronte ai nostri occhi si srotola una storia antica che non spiega come andarono realmente le cose. Solo la sensibilità, la intuizione di una investigatrice speciale può azzardare una interpretazione . E sollevare la veste . Un antichissimo rito risalente al neolitico, mostrando i seni ricordandosi dei simboli, riappropriandosene, abbandonando il logo, i luoghi comuni patriarcali provando a immaginare con occhi vigili e ricercando i significati di quegli oggetti di rara maestria sacri.

In questo viaggio nel passato lontano. Che mi racconta di un possibile futuro ho una amica che mi accompagna, che mi aiuta a togliere il velo e rispondere alle domande inevase: Maria Gimbutas e le sue ³Dee Viventi². Cosi lei scrive: ³La prima cultura Cucuteni (tripolye), che risale circa al 4.800-3.500 a.C. ci offre l¹esempio più chiaro dei riti neolitici in onore della dea gravida della vegetazione. Nel sito di Luka ­ Vrublevetskaja, sul corso superiore del fiume Dniester, statuette rotte di maiali mostravano tracce di grano e una settantina di statuette erano con ogni evidenza decorate con semi di grano impressi sulla superficie. Quando i tecnici esaminarono a raggi X queste statuette, fatte di una argilla molto porosa, vi trovarono infilati tre tipi di cereali (grano, orzo e miglio): il sovrintendente agli scavi, Biblikov, osservò che il vasaio aveva temperato le statuette di argilla con farina di grano duro, cocendole immediatamente dopo la manifattura, con l¹argilla ancora umida.

I templi veri e quelli in miniatura alla dea gravida della cultura Cucuteni in Moldavia mettono in evidenza che la veneravano. La miniatura del tempio Cucuteni di Ghelaeshti- Nedeia mostra la dea gravida seduta di fronte a una fossa per le libagioni, affiancata da figurine giovanili (forse ancelle o danzatrici)². [4][3] I colori utilizzati nelle decorazioni dei vasi di fattura magnifica, presenti nella mostra, sono il rosso[5][4], il bianco, il nero. Sono i colori della Dea Madre, la dea dai mille nomi, la dea della nascita, vita, morte e rinascita. ³"Eccomi Lucio commossa dalle tue preghiere. Io sono la Natura Genitrice di tutte le cose, signora di tutti gli elementi, principio e generazione dei secoli, la più grande dei Numi, la regina dei Mani, la prima fra i Celesti, forma tipica degli Dèi e delle Dee, che governano col mio cenno le luminose vette del cielo, le salutari brezze marine, i lacrimati silenzi degli Inferi. Tutto il mondo venera il mio nome, unico se pure sotto molte e diverse forme, con vario rito e con diversi nomi.

I Frigi primi abitatori della Terra, mi chiamano la Pessinunzia Madre degli Dèi; gli Attici autoctoni, Cecropia Minerva; ho nome Venere Pafia presso gli abitanti dell'isola di Cipro; Diana Dittina presso i Cretesi famosi arcieri; Proserpina Stigia fra i Siculi trilingui; Vetusta Cerere fra gli Eleusini; altri mi chiaman Giunone, altri Bellona; questi Ecate e quelli Ramnusia. Ma solamente coloro che sono illuminati dai primi raggi del nascente sole, cioè gli uni e gli altri Etiopi, e gli Egiziani ammirevoli per la loro antica dottrina, mi onorano con un culto di adeguate cerimonie e mi appellano col mio vero nome di Iside Regina". [6][5] Essa rappresentava il ciclo continuo della vita, il ciclo completo del Continuum vitale. Il bianco il colore delle ossa, il nero il colore della fertilità, il rosso il colore del sangue e quindi della vita.[7][6]
La rana e il pesce probabilmente rappresentano la rigenerazione, l¹uccello e il serpente sono complementari della morte e della rigenerazione, il cane, la capra, il toro e il fallo simboli di rigenerazione. Il toro o le corna della vacca simboleggiano l¹utero e le tube di falloppio. Domineranno per secoli sulle tombe e sui templi in tutta l¹area del mediterraneo e della Antica Europa.[8][7]

Sono presenti nella mostra moltissimi modellini dei Templi, corredi rituali come ramaioli, bracieri. Essi mostrano come venivamo eseguiti i riti. Alcuni modellini, questi non presenti, ma descritti da Gimbutas erano a due piani. I ³grandi pianterreni con finestre rotonde venivano utilizzati soprattutto come laboratori della ceramica. Gli scavi nel sito di Cucuteni hanno rivelato modellini di laboratori che presentano tre camere con donne che fanno la ceramica, probabilmente riproduzioni dei grandi laboratori templari. Il piano superiore probabilmente ospitava il tempio vero e proprio, abbiamo i reperti di altri edifici a due piani costruiti secondo questo modello²[9][8].
E poi ci sono le statuine femminili, stilizzate, nude, vestite, attente in una processione, in cerchio per un convivio speciale, in una danza simili alla rappresentazione di un piatto della cultura di Ozieri (4.000 a.c. ­ Santuario di Monte d¹Accodi in Sardegna). Stilizzazione del piccolo triangolo che genera la vita i loro corpi presenti dietro i vetri. Esse ci narrano della originaria sacralità delle attività femminili (la ceramica, la tessitura, la preparazione del pane) che i templi fossero appannaggio delle sole donne che sovraintedevano e partecipavano ai riti?

Il cerchio che evidenzia il Convivio delle Dee può raccontarci molto, così come i disegni su alcune anfore spezzate. Ma certo il gruppo rituale di statuine al centro della mostra è rilevatore di come andavano le cose un tempo. ³Gli archeologi scoprirono un tempio ben conservato della dea-serpente a Sabatinivka, un villaggio proto-tripolye (Cucuteni), vicino a Ulyanovsk, risalente al 4.800 ­ 4.600 a.C. circa. Questo edificio misurava approssimativamente 70 metri quadrati. Un altare conteneva trentadue statuette femminili in ceramica prive di braccia e con la testa di serpente, ognuna dalle quali stava seduta sul suo scranno munito di corna. Una di queste teneva un serpente. Vicino all¹altare c¹era un forno con dentro una statuetta, e cinque pietre da macina stavano sul pavimento ai piedi dell¹altare, ognuna accompagnata da una statuetta. Il tempio portò alla luce un manufatto che non è stato trovato da altre parti: un grande scranno cornuto contenuto in parte all¹altare, e presumibilmente, data la vicinanza dello scranno all¹altare, vi si sedeva il sovrintendente dei rituali del tempio. (forse anche altri templi avevano scranni di questo genere, fatte di legno, che poi si sarebbero decomposte) E¹ interessante notare che le piccole sedie su cui stanno le statuette assomigliano allo scranno a grandezza naturale che sta in parte all¹altare, il che fa pensare che gli arredi in miniatura imitassero gli arredi dei tempi a grandezza naturale.²[10][9]

Attraverso i miti, le leggende, gli antichi riti si possono ricostruire le storie di quel passato arcaico che come sosteneva Jung[11][10] sono ancora presenti nell¹ inconscio attraverso gli archetipi del nostro femminile Quando dio era una donna.



[2][1]
³Un simbolo anfibio, del transito dall¹ambiente umido dell¹utero a quello secco della vita all¹aria aperta e viceversa; ad indicare anche la capacità e la necessità dell¹uomo di ³immergersi² in entrambi.² Il gioco del Mondo ­ Raffaele K Salinari

[3][2]
Colonne della vita, serpenti che strisciano, a zig zag salendo, alberi frondosi, api e farfalle che escono dalle tombe, caverne, crepacci, il possente utero della Dea. Una forma si dissolve in un'altra . La trasformazione dell'umano in animale, del serpente in albero, dell'utero in pesce, in rana, in riccio e in bucranio, e del bucranio in farfalla, era una percezione del riemergere dell'energia vitale in un'altra forma. Il liguaggio della Dea Madre ­ M.G.

[4][3]
Pag. 49 ­ M. Gimbutas ­ Le dee viventi ­ Edizioni Medusa

[5][4]
La celebrazione della vita è il motivo dominante nella ideologia e nell'arte dell'antica Europa. Non vi è ristagno; l'energia vitale è costantemente in movimento come serpente, spirale o vortice. Si pensi ai vasi riccamente dipinti delle culture Cucuteni, Dimini, Butmir e minoiche e si sentirà l'energia che muove, rivolge, monta, divide che vi è raffigurata, e la splendida combinazione di colori su cui predomina l'ocra rossa, colore della vita. _ Il Linguaggio della Dea Madre ­ M. Gimbutas

[6][5]
Un testo classico relativamente recente, la deliziosa narrazione L'Asino d'oro di Apuleio(114-184 d.C.) offre una descrizione riveduta della Dea, così come fu considerata nell'Antichità. Lucio Apuleio, viaggiatore instancabile e buon conoscitore delle religioni misteriche del suo tempo.

[7][6]
Ciò non vuol dire che la morte fosse trascurata. Nell'arte essa è suggestivamente rappresentata nella nudità dell'osso, nei segugi ululanti, nei gufi striduli, nei rapaci avvoltoi e nei pericolosi cinghiali. La mortalità era oggetto di profondo interesse, ma la segreta percezione della periodicità della natura basata sui cicli lunari e sul corpo femminile portò alla creazione di una forte credenza nell'immediato rigenerarsi della vita al momento stesso della morte. Non c'era semplicemente la morte , ma la morte e la rigenerazione. E questa era la chiave dell'inno alla vita riflesso nell'arte. Immagini sacre e simboli, dee e dei, i loro uccelli ed animali, i misteriosi serpenti, i batraci e gli insetti, erano molto più reali della realtà quotidiana. Essi ci rivelano il contesto definitivo in cui gli antichi Europei vissero. Questi simboli restano il solo mezzo reale per accedere a quella visione del mondo corroborante , accentrata sulla Terra, reverente della vita, poiché noi siamo ora lontanissimi dalla società che creò quelle immagini. ­ Il Linguaggio della Dea Madre ­ M.G.

[8][7]
Pag. 78 ­ capitolo 2 ³Simboli segni e scrittura sacra² ­ opera citata

[9][8]
Pag. 136 ­ Figura n. 66

[10][9]
Pag. 124 - idem

[11][10]
Freud le avrebbe liquidate, definendole "fantasie primitive" . Jung le avrebbe probabilmente apprezzate come "frutti della vita interiore affiorata dall'inconscio". ­ Il linguaggio della Dea madre


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