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Il cammino
di Bruno Miani
Nel corso della mia vita, ma soprattutto in gioventù, la voglia di conoscere mi ha portato spesso veramente molto lontano, considerando che a quei tempi non esistevano le comode promozioni turistiche di adesso e quando certe volte l'essere strano e fuori posto da osservare con curiosità finivo per esserlo io Col passare degli anni, ho capito che questa pulsione istintiva a cercare luoghi sempre nuovi e variopinti, non era solo un'oscillazione ritmica e rituale del mio io che, spinto da logica curiosità e dalla voglia del “diverso”, era alla ricerca di altre prospettive appaganti, e non riuscivo comunque mai a celare un sottile senso di insoddisfazione, qualunque fosse stata l'avventura vissuta, coronata poi dal solito silenzioso senso di frustrazione sempre ricorrente alla fine di ogni viaggio.

Cominciavo a realizzare che ero alla ricerca di un qualcosa di più solido di qualche pietra e di qualche foto ricordo, qualcosa da tenere poi ben stretta una volta conquistata e che non svanisse al ricomparire all'orizzonte dello smog di Milano, ma non avevo ancora le idee chiare Sinchè non incontrai casualmente chi mi donò la giusta prospettiva per capire che anche una bianca spiaggia deserta del Pacifico, o che so io, un ghiacciaio di 8000 metri, la foresta Amazzonica o la sabbia del Sahara, fanno fisicamente e materialmente già parte di noi, micrometricamente connaturati negli infiniti agglomerati di atomi di cui siamo composti, e con cui veniamo da sempre riciclati e riassemblati periodicamente all'infinito da Madre Natura, e che il nostro peregrinare non è altro altro che il tentativo di ricongiungerci istintivamente alle nostre origini primordiali sparse per tutta la terra e forse non solo Così ho iniziato a pensare ad un percorso che non si esaurisse nell'arco di due settimane di ferie risicate, ma che potesse prendere i connotati di una vera avventura di viaggio da poter protrarre a volontà nel tempo senza l'assillo dei sempre incombenti e immancabili impegni della vita quotidiana contingente Si trattava solo di varcare il confine dell'altra parte dello specchio: iniziare a conoscere in profondità quella macchina divina che è il nostro corpo ma soprattutto l'invisibile e immensamente potente universo dell'energia sottile che vi alloggia.

Nessuna pulsione religiosa, nessun orientamento pseudofilosofico, nessun devastante tentativo di aprire la mente con qualche polverina alla ricerca di un breve surrogato di estasi, nessuna fuga verso un sogno inesistente, ma una entusiasmante avventura reale di confronti, di studio, di osservazione E anche di devota e assidua pratica di un'antica disciplina di Arti Marziali monacali, l'Aikido Iaido Jawara Do, che richiede una conoscenza approfondita dell'anatomia e della fisiologia umana oltre che dei meccanismi comportamentali, da me vissuta ormai a 66 anni suonati, più nella mente che sul Tatami, e tante, tante altre esperienze di formazione, come l'apprendimento del positivo impiego, soprattutto terapeutico, della carica bioenergetica delle proprie mani Se avverti che qualche certezza “culturale” probabilmente di stampo prettamente occidentale per te sta “volando troppo basso” e questo progetto di conoscenza che riguarda l'uomo nella sua interezza ti affascina, perchè improvvisamente ti si è acceso un led sconosciuto in qualche sinapsi cerebrale non condizionata e ancora vergine contattami.
Bruno.


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